Crisi d’impresa nelle mani del fiscoCrisi d’impresa nelle mani del fisco

Crisi d’impresa nelle mani del fisco

Crisi d’impresa nelle mani del fisco


Indice

Introduzione alla crisi d’impresa e al fisco

La crisi d’impresa è un tema sempre più centrale, soprattutto in relazione al fisco. La gestione delle problematiche fiscali può rappresentare una sfida cruciale per le imprese, che devono affrontare numerosi obblighi normativi per evitare complicazioni economiche e legali. In questo contesto, la voluntary disclosure è uno strumento essenziale per prevenire situazioni di crisi. Ma cosa significa esattamente questo termine, e come può influenzare la crisi d’impresa?

La voluntary disclosure: cos’è e perché è importante

La voluntary disclosure, o collaborazione volontaria, rappresenta un’autodenuncia da parte dei contribuenti che detengono all’estero investimenti e attività di natura finanziaria non dichiarati. Questa procedura, regolata dall’Agenzia delle Entrate, consente di regolarizzare la propria posizione fiscale relativamente a redditi, imposte sostitutive, IRAP e IVA, offrendo un’opportunità di “riparazione” al contribuente.

Secondo l’Agenzia delle Entrate, l’obiettivo di questa procedura è quello di:

“…consentire ai contribuenti di riparare alle infedeltà dichiarative passate e avviare un rapporto di reciproca fiducia con il fisco, in linea con le direttive dell’OCSE.”

In altre parole, la voluntary disclosure non è solo uno strumento per sanare irregolarità fiscali, ma rappresenta anche un’importante leva per evitare conseguenze più gravi, come la crisi finanziaria dell’impresa.

Il ruolo dell’Agenzia delle Entrate nella gestione della crisi d’impresa

Un altro fattore da considerare è il ruolo sempre più attivo che l’Agenzia delle Entrate svolge nella gestione della crisi d’impresa. Recentemente, l’Agenzia ha iniziato a monitorare con maggiore attenzione i ritardi nei pagamenti fiscali, inviando segnalazioni agli imprenditori che non hanno versato somme superiori ai 5.000 euro.

Queste segnalazioni sono un chiaro indicatore di possibili squilibri finanziari, che possono condurre alla crisi dell’impresa. In particolare, l’Agenzia confronta i dati dichiarati dal contribuente con quelli in suo possesso, identificando eventuali anomalie e omissioni. Prima di procedere con un avviso di accertamento, invia una comunicazione che offre al contribuente la possibilità di regolarizzare la propria posizione tramite il ravvedimento operoso.

Indicatori della crisi d’impresa: segnali da non sottovalutare

Uno degli indicatori più importanti della crisi d’impresa è rappresentato proprio dal ritardo nei pagamenti fiscali. Quando un’impresa non riesce a versare le somme dovute al fisco, come l’IVA o altre imposte, si tratta di un chiaro segnale di squilibrio economico.

Ad esempio, un’impresa che non ha pagato l’IVA del primo trimestre dell’anno, anche per un importo relativamente basso (ad esempio 5.000 euro), deve immediatamente valutare se si trova in uno stato di crisi. La situazione finanziaria potrebbe, infatti, peggiorare rapidamente, richiedendo l’intervento di esperti e la messa in atto di soluzioni straordinarie.

Le segnalazioni fiscali e la compliance

A tal proposito, gli avvisi di compliance che l’Agenzia delle Entrate sta inviando agli imprenditori rappresentano una svolta significativa. Questi avvisi evidenziano la necessità per gli imprenditori di affrontare tempestivamente i debiti fiscali dichiarati ma non ancora versati. Secondo la normativa in vigore, un debito IVA superiore a 5.000 euro è considerato un segnale della potenziale crisi d’impresa.

Se un imprenditore riceve una comunicazione di questo tipo, è tenuto a rivolgersi alla Camera di Commercio per la nomina di un esperto negoziatore, una figura fondamentale per supportare l’impresa nel processo di risanamento.

Conseguenze delle nuove normative sulla crisi d’impresa

Le normative introdotte dall’articolo 30 sexies della Legge 33/2021, in fase di recepimento nel Codice della Crisi e dell’Insolvenza (CCII; si veda espressosud.it), sono destinate a rivoluzionare la gestione della crisi d’impresa. In particolare, queste norme obbligano gli organi di controllo a segnalare tempestivamente eventuali situazioni di squilibrio finanziario e invitano gli amministratori ad attivare strumenti come la composizione negoziata della crisi (CNC).

Le nuove misure entreranno in vigore a breve e, tra le altre cose, richiederanno alle imprese di adottare nuovi assetti organizzativi, volti a prevenire o gestire situazioni di crisi.

Come affrontare la crisi d’impresa

In caso di segnalazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, è fondamentale che l’imprenditore esamini attentamente la situazione economico-finanziaria della propria azienda. Uno strumento utile in questa fase è il test di risanamento messo a disposizione dalla Camera di Commercio, accessibile tramite la piattaforma online composizionenegoziata.camcom.it.

Attivare il test di risanamento può aiutare a comprendere meglio la situazione e decidere se procedere con la nomina di un esperto per la composizione della crisi. In questo modo, l’imprenditore potrà affrontare la crisi con un approccio più strutturato, riducendo al minimo i rischi di fallimento.

Conclusione

È importante ricordare che ignorare i segnali di crisi o ritardare le azioni necessarie può portare a conseguenze legali molto gravi, inclusa la segnalazione al tribunale per la liquidazione giudiziale.


In conclusione, la gestione della crisi d’impresa nelle mani del fisco richiede attenzione e azioni tempestive. Le nuove normative e gli strumenti di supporto offerti dall’Agenzia delle Entrate e dalla Camera di Commercio sono risorse preziose che, se utilizzate correttamente, possono evitare che una situazione di difficoltà finanziaria si trasformi in un vero e proprio collasso economico per l’impresa.


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